MILANO _ GALLERIA PITTURA ITALIANA.COM "TRIBUTE TO KUBRICK"

OMAGGIO A KUBRICK

Non c'e' stato solo il ritorno alla figurazione, negli ultimi anni, a interessare la scena artistica italiana, ma tra glia aspetti piu' importanti si e' avvertita l'esigenza di affrontare la pittura usando mezzi espressivi diversi, praticando territori paralleli che portassero la quotidianita' - inquieta e piena di stimoli -, le visioni della storira - pubblica o privata -, il paesaggio - scenario del futuro, inquietante presente o passato deformato - sulla tela come uno schermo dove proiettare la nostra vita.
I media (come accadeva nei secoli passati per le arti) sono attraversati di continuo da citazioni, interferenze, influenze, rispecchiamenti.
La pittura e' sempre di piu' terreno aperto a ogni tipo di connessione: non si guardo, non solo almeno, ai maestri del passato, alle strade aperte dal realismo o dall'astrazione, c'e' molto piu': dalla televisione al cinema, dai fumetti alla moda, dalla musica ai videogame, dal trash al trendy, dal design alla grafica a internet...e si potrebbe continuare.
Questo nonostante le grandi rassegne internazionali, una parte di critica, molti direttori di musei e alcune riviste per molto tempo avevano sostenuto che pittura fosse un mezzo superato, una tecnica obsoleta schiacciata da un' ingombrante tradizione, incapace di rinnovarsi, inadatta a stare al passo con la contemporaneita'.
Dipingere, per un artista, diventava anche una scelta di campo, una presa di posizione che nell'ultimo decennio ha portato alla ribalta una nuova generazione di artisti che ha conquistato la scena nazionale, imponendosi sempre con maggior forza e tenacia, dimostrando, in molti casi con straordinario talento, che la pittura ben lontana dall'esser moribonda era, invece, piu' viva che mai.
Fabrizio Musa e' tra coloro che, pur essendo strettamente ancorati a questa pratica (territorio che frequenta da anni) , si sposta su piani paralleli, utilizza le diverse possibilita' offerte dai linguaggi.
Unisce tecniche, media a supporti differenti, nella sua produzione alterna in maniera spregiudicata immagini che vengono dal suo privato (foto d'amici, volti, situazioni quotidiane) a quelle di celebri architetture razionaliste (per esempio la recente serie dedicata a Terragni), saccheggia frame da film – e' il caso di questo suo omaggio a Kubrick – ai panorami e agli scorci, modello cartolina, delle citta' che lo appassionano (come il progetto dedicato alle citta' della Lombardia).
Sceglie la pittura Musa, si diceva, a cui affianca la fotografia e le nuove tecnologie, attraverso un gioco continuo di rimandi, un equilibrio delicato solo in apparenza, ma che presuppone un profondo dialogo.
Le sue visioni hanno l'immediatezza e la velocita' dello scatto, riescono a cogliere, a bloccare, quell'istante irripetibile che e' tipico del mezzo elettronico e meccanico.
L'immagine – un frame come una stampa fotografica – e' il punto di partenza che non ha valore documentario, non e' un semplice appunto, magari preso in maniera furtiva solo come supporto alla memoria, al contrario diventa una testimonianza di presenza, una scelta ragionata, utile a rendere l'asperro del luogo o della situazionem una testimonianza dui un effetto dotato di particolari caratteristiche, scelto tra i tanti e diversi in cui l'artista si e' introdotto.
Come per questa mostra, dove ha selezionato sette tra i film culto di Stanley Kubrick: Arancia Meccanica, 2001 Odissea Nello Spazio, Full Metal Racket, Shining, Barry Lyndon, Lolita, fino a Eyes Wide Shut.
Li ha rivisti, si e' soffermato sui dettagli, le inquadrature, la luce, la fotografia e attraverso una tecnica – complessa e originale, costituita da diversi passaggi – li ha portati sulla telata.A
L'artista sceglie il frame (o, come gia' detto, una foto) lo stampa, trasferisce l'immagine sullo scanner e la elabora riducendo l'immagine di partenza alla sua essenza.
In questa fase, elimina qualsiasi tonalita' di colore, qualsiasi tinta, sfumatura, gradazione.
E quando passa alla pittura, la visione e' ancora piu' ridotta:
Sulla tela, infatti, Musa riassume con un bianco e nero rigoroso la quantita' di pixel che compongono il frame iniziale arrivando a una semplice quanto efficace struttura che non riproduce in modo oggettivo la realta' da cui e' partito ma che resta comunque strettamente legato ad essa.
Prende le mosse da una visione oggettiva del reale, ma la sua realta', ci porta in un mondo di cui percepiamo un dialogo tra esistente e modificato, tra vero e possibile, tra presente e virtuale.
Quasi un paradosso. piu' precisa e' la tecnica di riproduzione, piu' soggettivo e' il risultato, a cui si arriva scegliendo quali elementi ridurre e quali annullare, come tagliare l'immagine, come stringere il campo della visione, e cosi' via.
Un procedimento possibile anche perche' Musa non scatta le fotografie pensando di doverle poi tradurre in pittura (in questo caso le sue tele avrebbero comunque un qualcosa di ripetitivo o di seriale).
All'opposto, costruisce i suoi dipinti come paesaggi cinquecenteschi, studia con attenzione la luce, privilegia la riduzione dei colori, i contrasti, i punti di interruzione della scena.
Lo sguardo e' catturato dal potere della verosimiglianza, dal rigore stilistico, dalla leggerezza della visione.
Leggerezza perche' pur nel suo essere minuzioso e preciso, il segno frammenta l'integrita' della visione, esaspera la sgranatura, rende l'immagine quasi effimera allo sguardo dello spettatore.
L'aspetto figurativo si evidenzia nella rappresentazione dei soggetti, ma come altre strade che Musa percorre non sono completamente esclusive.
La figurazione e' dominante, ma in alcune opere le forme sono sintetiche ed essenziali da essere vicine all'astrazione; se da una parte la sua pittura e' piatta, certosina nei dettagli, in alcune zone la superficie diventa quasi materica, la pennellata meno definita e si spinge, in qualche lavoro, fino alla sgocciolatura; ancora, se da un lato Musa privilegia la riduzione dei colori, in alcune tele fa apparire piccole zone di rossi, arancio e azzurri stesi sotto i diversi strati di nero e bianco, in un gioco continuo di sovrapposizioni, cancellature e improvvise quanto studiate scoperte che non trascurano la ricerca estetica.
Un esempio? Arancia txt 01, dove due striature rosso sangue sono accostate al volto di Alex, il protagonista di Arancia Meccanica, presagio della violenza di cui e' prima artefice e dopo volontario spettatore.
In questa tela, come in Shining txt 01, Odissea txt 02 o Barry Lyndon txt 01, Musa da' un respiro diverso alle immagini, unisce la struttura rigorosa (e in qualche caso non priva di giochi di geometrie dal gusto optical) all'essenza della visione ai tagli di suggestione cinematografica per arrivare a una sintesi mai scontata che strizza l'occhio alla tradizione delle icone Pop e alle ultime frontiere della tecnologia e del glamour.

Emma Gravagnuolo